È una scelta voluta per sottolineare la necessità di correggere gli errori in prevenzione cardiovascolare la ‘Q’ nel titolo della campagna Novartis ‘Da quore a cuore’, patrocinata dall’Associazione italiana scompensati cardiaci (Aisc) e dalla Fondazione italiana per il cuore (Fipc), per sostenere il progetto educativo ‘Ascolta il tuo battito’. L’iniziativa vuole riportare l’attenzione su quanti hanno un ‘quore’ debole perché ha un alto rischio di malattie cardiovascolari o perché non riescono a seguire le raccomandazioni cliniche dopo un evento come l’infarto, fondamentali per guidarli a ritrovare un cuore più sano. Per dare concretezza a questo messaggio - si legge in una nota - nel Centro ipertensione del policlinico di Milano, sono stati offerti gratuitamente i controlli per la valutazione del profilo lipidico e consulti con gli specialisti cardiologi in quella che è la prima di altre tappe che si terranno in altre Regioni della penisola durante l’anno in corso e nel prossimo. 

“Non avrei mai immaginato, a 52 anni, di dover affrontare un attacco di cuore e modificare la gestione post-intervento – racconta Antonio Rossi, campione olimpionico di canoa - Come atleta ho sempre creduto che il mio cuore fosse in perfetta forma eppure, in quel momento, ho realizzato la sottile differenza che esiste tra un ‘quore’ e un ‘cuore’. Dopo l'infarto ho capito quanto sia importante non solo allenare il corpo, ma anche prendermi cura del cuore in modo completo e consapevole. È stato attraverso il centro di riferimento cardiologico che ho imparato a gestire il percorso di cura, prevenzione e di monitoraggio, in primis dei livelli di colesterolo, per evitare che un ‘quore’ resti vulnerabile”.

Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte nei soggetti adulti di cui il 30% ascrivibile a una condizione di trombosi o di aterosclerosi della parete arteriosa (cardiopatia ischemica, l’ictus ischemico e l’arteriopatia periferica). In Italia le patologie che coinvolgono il sistema circolatorio causano oltre 220 mila decessi ogni anno, cioè 25 ogni ora. La campagna ‘Da quore a cuore’ si rivolge a un duplice target di popolazione. Da un lato quanti hanno un alto rischio di malattia cardiovascolare aterosclerotica (es. hanno già avuto un infarto o un ictus, o soffrono di diabete, o hanno una familiarità con queste patologie) e dall’altro, quanti hanno già avuto un evento acuto ma che non seguono correttamente il percorso di cura (monitoraggi costanti, follow-up c/o il Centro di riferimento).

“Con questa iniziativa - spiega Alberico Catapano, presidente Sisa (Società italiana per lo studio dell’aterosclerosi) – è chiaro l’intento di sottolineare l’importanza di una corretta gestione di un ‘quore’ che non è più quello di prima e che richiede una cura e un’attenzione diversa e più consapevole. Attraverso la prevenzione secondaria, viene incoraggiata una serie di comportamenti e di scadenze da rispettare per verifiche periodiche sui valori di monitoraggio (colesterolo Ldl, pressione, glicemia, etc.) e dell’andamento del piano terapeutico. Mantenere i livelli di Ldl entro i limiti raccomandati abbassandone in modo importante è essenziale per ridurre il rischio di recidive e complicanze. Inoltre, i controlli rigorosi e costanti di questi parametri permettono di adattare tempestivamente le terapie, migliorando quindi la prognosi e la qualità di vita dei pazienti".

La corretta gestione di questi pazienti deve, quindi, necessariamente mirare a raggiungere i valori di colesterolo Ldl raccomandati dalle Linee guida congiunte della Società europea di cardiologia (Esc) e della Società europea di aterosclerosi (Eas), che sono quelli inferiori a 55 mg/dL. “La consapevolezza del rischio cardiovascolare tra i cittadini è ancora limitata – rimarca Rossana Bordoni, Presidente Aisc Aps - così come la conoscenza delle azioni concrete che si possono intraprendere per prevenire queste patologie o impedirne il peggioramento. Una delle iniziative più importanti è promuovere uno stile di vita sano come forma di prevenzione e per noi pazienti essere opportunamente informati, impegno che la nostra Associazione porta avanti da anni”. Il colesterolo Ldl (Ldl-C) è il principale fattore causale modificabile per la riduzione del rischio cardiovascolare, come dimostrato da decenni di studi clinici che hanno evidenziato il suo ruolo nel determinare la malattia cardiovascolare su base aterosclerotica (Ascvd). L’esposizione, nel tempo, a livelli elevati di colesterolo Ldl contribuisce alla formazione della placca ateromasica nelle arterie, aumentando così il rischio di eventi ischemici acuti, come l’infarto del miocardio e l’ictus. Ma ottenere una riduzione efficace e sostenuta nel tempo dell’Ldl è infatti ancora una sfida, tanto che 8 su 10 pazienti ad alto rischio non sono in grado di ridurre il loro colesterolo Ldl ai livelli raccomandati. A questo si aggiunge la difficoltà di aderenza alla terapia, uno scenario che ha evidenziato come solo il 43,6% della popolazione già in trattamento sia aderente, riportando che questa si riduce nel tempo a causa della complessità del regime terapeutico e degli effetti indesiderati.

Le malattie cardiovascolari sono “la principale causa di morte nel mondo” e superano “persino i tumori - sottolinea Stefano Carugo, direttore del dipartimento Area Cardio-toraco vascolare del Policlinico di Milano - Le innovazioni disponibili permettono ora di prevenire circa l'80% degli eventi cardiovascolari, ma è fondamentale promuovere iniziative come queste, in cui i centri cardiologici implementano percorsi strutturati e personalizzati, indispensabili per mantenere una salute cardiovascolare ottimale e ridurre il rischio di eventi avversi. Passare da un ‘quore’ debole a un ‘cuore’ controllato rappresenta un percorso molto ampio per intercettare ed educare i soggetti ad alto rischio. Il ruolo dei centri cardiologici è cruciale nel garantire trattamenti avanzati, monitoraggio continuo e un supporto costante ai pazienti, contribuendo in modo decisivo al miglioramento della salute cardiovascolare”. Per affrontare efficacemente questo problema, “è cruciale - conclude Emanuela Folco, presidente Fipc - che informazione e consapevolezza siano i pilastri del nostro sistema di cura, tanto nei cittadini/pazienti quanto nei professionisti sanitari perché i pazienti aderiscano alle terapie prescritte, a stili di vita salutari e a controlli medici regolari”.