Cipomo, il Collegio italiano primari oncologi medici ospedalieri, ha presentato i risultati preliminari di una survey condotta su 1.443 pazienti oncologici di diverse regioni italiane che aveva lo scopo di indagare come vengono percepite e valutate le cure dopo la riforma della sanità territoriale.
Riforma Assistenza Territoriale e punto di vista dei pazienti
Il decreto 77/2022 rappresenta un punto di partenza per la Riforma dell’Assistenza Territoriale e mira a uniformare gli standard organizzativi e tecnologici fra tutte le Regioni. Questo decreto, attraverso “i fondi del PNRR, ha aperto le porte alla deospedalizzazione per i malati cronici e ha definito le strutture territoriali dove verranno erogate una serie di prestazioni che saranno gestite da medici di base e/o personale infermieristico - spiega Sandro Barni, già direttore di Oncologia all’Asst BG Ovest Ospedale di Treviglio e primo autore della survey - Per quanto riguarda l’oncologia, non sono ancora state stabilite le tipologie di prestazioni e le modalità di coinvolgimento dell’oncologo. Soprattutto nessuno ha mai chiesto cosa ne pensano i pazienti. Per questo abbiamo lanciato la Survey che ha evidenziato alcuni problemi di cui bisogna tener conto nell’attuazione pratica del DM77”.
Cure fuori dall’ospedale: opportunità e paure
Dai dati preliminari dell’indagine emergono spunti interessanti, come la considerazione, per quasi un terzo degli intervistati, che le cure effettuate fuori dalle mura dell’ospedale rappresentino un’opportunità per sentirsi più liberi e a proprio agio; poco più di un paziente su 10, però, si sentirebbe meno malato. Quasi un terzo dei partecipanti ritiene, inoltre, che potrebbe “non essere curato al meglio”, quasi il 13% ha paura che non avrà più la possibilità di essere visitato in ospedale e il 5,27% teme di essere abbandonato.
Se si assicurano uguali livelli di sicurezza ed efficacia, però, il 19,1% dei pazienti è disposto a sottoporsi fuori dall’ospedale a chemioterapia orale, il 26,7% a follow-up, il 19,15% a terapie parenterali, il 32,16% a esami di base.
Utilizzo telemedicina per deospedalizzazione
La survey si è soffermata ad indagare il ruolo del ricorso a telemedicina e posta elettronica nel favorire un processo di deospedalizzazione. Se per il 44,15% si tratta di soluzioni praticabili, circa il 16% è ancora diffidente e il 30,7% non sa rispondere.
Cure in ospedale
Secondo i pazienti coinvolti nell’indagine, farsi assistere in ospedale espone comunque a diverse problematiche, come ad esempio attese troppo lunghe (41%), mancanza di parcheggio (20,4%), rotazione dei medici (17%) e tempistiche di viaggio (12,6%). Il 39,5% dei malati oncologici ritiene, invece, che la distanza da casa non sia un problema, se viene garantita la continuità delle cure.
In generale, il 21,83% esprime la propria preferenza per essere assistiti presso il domicilio, il 36,31% per una struttura sanitaria vicina a casa, mentre per il 37,54% la scelta migliore rimane l’ospedale.
Il rapporto con l’oncologo
Un aspetto essenziale che spinge i pazienti a recarsi in ospedale è rappresentato dal desiderio di mantenere un rapporto stretto con l’oncologo, che deve lavorare in collaborazione con il medico di medicina generale. “La preferenza espressa dai pazienti per la prosecuzione delle visite di controllo con l'oncologo in ospedale ci ha inizialmente sorpresi – hanno dichiarato Carlo Aschele, Direttore Dipartimento Oncologico ASL 5 Liguria (La Spezia) e Consigliere Cipomo, e Michela Giordano, Direttore SC Oncologia Ospedale Sant’Anna (Como) e Segretario Nazionale Cipomo – ma ad una lettura più attenta appare invece ben comprensibile in quanto riflette la forza delle relazioni di cura che si creano tra medico e paziente in oncologia, relazioni di particolare valore per quest’ultimo e quindi verosimilmente più strette rispetto a quanto avviene in altre malattie croniche, e che vanno assolutamente salvaguardate".
25/07/2023