Il nuovo regolamento europeo Eu HTA, per la prima volta, prevede che il paziente sia uno degli stakeholder del processo dell’Health Technology Assessment (HTA). Questo fatto “non è banale perché, fino a oggi, l'HTA è stato patrimonio dei clinici, degli esperti del farmaco e degli economisti. Il paziente è stato quindi sempre un po' passivo perchè, pur essendo argomento del dibattito, non poteva intervenire in nessuno di questi processi - spiega Paola Kruger, paziente esperto EUPATI, European Patients Academy on Therapeutic Innovation – “Adesso, finalmente, a livello europeo, anche il paziente avrà un suo posto nella valutazione delle informazioni e delle evidenze che vengono fornite per decidere se e quale tipo di rimborsabilità dare a un farmaco”. Negli Stati membri, come anche in Italia, la situazione “è un work in progress”. È infatti un “cambio epocale”, ma non comporta che il paziente “improvvisamente” sia “dappertutto. Piuttosto - continua Kruger - è una prima occasione di esercitare il diritto di esprimersi sulle valutazioni, anche cliniche, per tutto quello che è di sua competenza”.
Portare il proprio contributo come paziente
Proprio per il nuovo ruolo che è chiamato a ricoprire, “la cosa più importante” è che il paziente, per dare il suo contributo, sia messo nelle condizioni di capire “che cosa è l'HTA”, quindi che sia formato anche attraverso webinar come ‘Comprendere HTA!’. “Molti pazienti ritengono che trattare una materia farmaco-economica sia troppo difficile. In realtà non è questo il compito del paziente all'interno dell'HTA - rassicura Kruger - Se è vero che l'HTA serve per portare una valutazione di rimborsabilità del farmaco - cioè ‘se e quanto’ è innovativo o importante per una certa categoria di pazienti - non è detto che il paziente debba conoscere” ed essere competente in “tutti gli ambiti scientifici, finanziari della particolare molecola che si va a valutare. Certo, è importante che il paziente conosca il processo per stabilire quali sono le evidenze più rilevanti e quindi comprendere se sono abbastanza forti o non sufficienti, ma deve anche contribuire portando la propria voce in termini di sostanza, non solo di forma - sottolinea l’esperta - Tutto il capitolo della raccolta di dati da parte del paziente diventa quindi sempre più rilevante. La funzione del paziente all'interno di una valutazione HTA sarà quella, appunto, di fare il paziente e quindi di portare non solo l'esperienza della propria patologia, ma anche di fornire consigli su quali possono essere gli ambiti da valutare, quali sono i ‘comparator’, per esempio, da tenere in considerazione”.
EUPATI per la formazione
Con l’obiettivo di formare queste competenze, “abbiamo proprio sviluppato un corso di formazione per i pazienti” disponibile “sui siti di EUPATI Europe con materiale innovativo proprio sul regolamento Eu HTA perché possa essere consultato. La nostra ambizione è di tradurre questo materiale anche in italiano. Come EUPATI - ricorda Kruger - già eroghiamo, all’interno del nostro corso, un capitolo sull'HTA in cui spieghiamo come funziona, in che cosa consista e come si componga un processo di valutazione di HTA. Vorremmo poi arricchire il percorso, attraverso anche dei webinar”, già partiti in queste settimane, “con informazioni su questo nuovo regolamento, per far capire le opportunità che ci sono per i pazienti, sia a livello europeo che italiano e dar loro l'opportunità di formarsi proprio sull’argomento. EUPATI - ribadisce l’esperta - è sicuramente in prima linea nella formazione dei pazienti e lo testimonia anche il fatto che ha vinto proprio un bando della Commissione Ue per formare i pazienti sull'HTA. Davvero riconosciamo il valore di un paziente formato o informato e sicuramente l'HTA prenderà gran parte del nostro impegno prossimo futuro. Crediamo infatti sia essenziale che i pazienti siano informati proprio su questi percorsi e che capiscano che è un ambito in cui noi dobbiamo entrare perché - osserva - chi meglio del paziente può capire se un farmaco è veramente utile per la propria patologia, al di là di quelle che possono essere le evidenze cliniche che non discutiamo? È infatti importante che sia anche il paziente a dire se un farmaco è veramente utile o meno perché, a volte, si rischia purtroppo di valutare un farmaco come poco utile perché magari le evidenze scientifiche non sono così forti, mentre il livello di qualità della vita cambia radicalmente per il paziente. Questo punto deve essere davvero preso in considerazione - conclude Kruger - se vogliamo veramente parlare di value based healthcare”, cioè cure di valore.